Il mio nome è Rachel Roth
Io sono Rachel Roth, ho 15 anni e vivo a Brooklyn da sempre
insieme a mia madre, non ho mai conosciuto mio padre e non ho la minima idea di
che persona sia, ma non me ne faccio un gran problema. Diciamo che la mia vita
scolastica non è delle migliori, non mi applico per niente e così mi ritrovo
voti insufficienti ormai ogni giorno ma, al contrario di molti altri genitori,
mia madre non se ne lamenta, né mi rimprovera, se me ne esco dicendo che dopo
le superiori non continuerò di certo a fare questa vita, dice che il mio dovere
è un altro e che tra poco ne sarò a conoscenza. Sì, ha un non so che di molto
strano, ma non è niente in confronto a ciò che si trova dentro di me da quando
sono nata. Fin da piccola vedevo delle capacità in me un po’ fuori
dall’ordinario, insomma si capisce anche dai miei capelli blu mirtillo e dai
miei vestiti costantemente neri che sono una persona un po’ cupa, ma,
crescendo, ho imparato che lo sono per davvero, posso far male a chiunque senza
neanche volerlo o spaccare le finestre di un’intera casa arrabbiandomi e
gridando, c’è qualcosa di veramente cattivo in me e, la cosa preoccupante, è
che non lo so controllare…
-“Rachel è tardi! Vai a dormire o domani avrai sonno!”
-“Si ora vado!”
Le previsioni meteo per domani indicano molta pioggia e forte
vento, giornata perfetta! Dopo un lungo e pesante sonno andare a scuola è la
cosa peggiore ma, infondo, cosa posso farci? Salgo sull’autobus e mi lascio
trasportare dalla musica durante tutto il tragitto.
Le sei ore scolastiche passarono velocemente e, una volta a
casa, vedendo che la pioggia era sempre più intensa, realizzo una barchetta di
carta da far scivolare lungo il marciapiede bagnato del quartiere. Metto le
scarpe, una giacca e il mio cappello preferito ed esco di casa. Arrivata giù
posiziono la barchetta e inizio a seguirla, prende una strada che non conosco
e, quando si ferma, mi ritrovo davanti a una casa. Sembra essere in buone
condizioni ma, evidentemente, non era abitata da nessuno da molto tempo. Entro
a dare un’occhiata e l’interno era praticamente perfetto: mobili vintage e
lucidi, pareti color caramello e oggetti di un certo valore che abbelliscono
l’ambiente; ma, la cosa che più risalta non appena si mette piede
nell’edificio, è un enorme specchio, al centro della stanza ornato d’oro e
bronzo. Non guardo il mio riflesso dato che, gli specchi, sono una delle cose
che scatenano l’essere che è dentro di me e rischierei di distruggere tutto.
Guardando lo smartphone vedo che si è fatto molto tardi e mi incammino verso
casa. Finalmente arrivata spalanco la porta e noto mia madre alterata che mi
stava visibilmente aspettando: -“Rachel, ti stai avvicinando sempre di più alla
ragione per cui sei stata messa al mondo”.
-“Non capisco di cosa tu stia parlando”.
-“Della casa in cui sei entrata qualche ora fa, domani ci
torneremo insieme”.
-“Ma… e la scuola?”
-“Da domani non esisterà più, abbiamo da compiere qualcosa di
molto più importante”.
La guardai
come fosse un alieno e me ne andai in camera mia. Finalmente
il grande giorno, 12 Ottobre 2051, sono proprio curiosa di sapere cosa ha da
dirmi mia madre.
Scendiamo
le scale e iniziamo a camminare verso la casa, l’aria che si respira è pesante
e io stessa mi sento strana.
-“Hai finalmente ritrovato Lui, Rachel”
-“Lui chi?”
-“Tuo padre, Trigon, è questo lo scopo della tua vita, lo è
sempre stato, riunirti con lui e aiutarlo a riuscire nel suo intento. Ha
passato anni, prima della tua nascita, a provare da solo a distruggere la
Terra, 28 per la precisione, ma non è mai riuscito a completarla totalmente, le
forze non bastavano, fu lì che capimmo che c’era bisogno di un secondo potere
di questo genere e sei nata tu, ora aiuta tuo padre, grande Trigon nel suo
obiettivo”.
-“Perché non me l’hai mai detto?! Hai idea di quanto tempo ho
passato a cercare di capire cosa ci fosse di così cattivo in me? E non ho mai
potuto darmi una risposta! Se ti aspetti che io accetti, ti sbagli di grosso”.
Entrambe smettemmo immediatamente di parlare e mi accorsi che
un essere a dir poco enorme era uscito da quello stesso specchio bellissimo e
luminescente al centro della casa. Conoscevo finalmente mio padre, dopo 15
anni, e avevo scoperto che era un mostro demoniaco che voleva distruggere il
mondo e che era stato esiliato dal suo pianeta per aver avuto una figlia (me)
con un mortale, ero TOTALMENTE sconvolta.
-“Trigon è più potente e forte di ogni altro essere
esistente, non riuscirai ad opporti a ciò che vuole, figlia mia”.
Mi sentii sollevare da terra e percepii che aumentava
l’oscurità dentro di me… L’ultima cosa che ricordo di aver visto è mio padre,
se così si può chiamare.
Io sono Rachel Roth, ho 15 anni e li avrò per sempre.
Aurora Nelson 3°D