Riabbracciare mio padre!
Da circa più di un mese
non si fa altro che parlare del Coronavirus, è un virus influenzale che ha
avuto diffusione nel mercato di animali di Wuhan, cittadina della Cina.
Le cause che hanno portato la
nascita del virus, non sono ancora chiare, alcuni suppongono che sia un virus
di origine animale altri un esperimento di laboratorio. A causa dell’elevato
numero di contagi anche in Italia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha
dichiarato lo stato di pandemia e sono iniziate le prime misure restrittive. Così
la mia vita e quella di tutti è cambiata velocemente, non sapevo cosa volesse
dire la parola pandemia quindi mamma con un velo di tristezza me lo ha spiegato
dicendomi che è una malattia epidemica, che diffondendosi molto velocemente si
espande in tutto il mondo infettando tutte le popolazioni. Il
pericolo maggiore del Covid 19 deriva dal fatto che è altamente contagioso,
dovuto al contatto con persone malate o con oggetti da loro toccati per questo
è importantissimo lavarsi di frequente le mani e disinfettare le superfici. Io
ho smesso di uscire dalla chiusura della scuola del 5 marzo e mio padre
infermiere nella struttura ospedaliera Columbus ha iniziato un percorso
lavorativo difficile e rischioso, abbiamo cercato di aumentare le distanze
anche in famiglia con molta tristezza nel cuore. Rispettare la quarantena
diminuendo gli spostamenti possono essere la soluzione alla diffusione del
virus, rispettarle è difficile per tutti ma fondamentale, anche mio padre che
vive da vicino assistendo i malati di Covid dice che è importante rispettare
questa regola per noi e gli altri.
Non so ancora per quanto dovremmo stare a casa, io e la mia famiglia ci
stiamo impegnando a rispettare tale regola, cerco anche di seguire le lezioni a
distanza che gli insegnanti propongono.
All’inizio la didattica a
distanza mi preoccupava un po’, pensavo di non riuscire a concentrarmi o a
svolgere le consegne da sola, senza la possibilità di un confronto diretto con
compagni e professori, che non credo sia positivo, ma ho dovuto adattarmi velocemente.
Avere delle scadenze o degli impegni mi tiene occupata e anche se
faticoso mi fa passare la giornata. Nonostante la frustrazione che deriva dal
non poter avere la propria libertà o dall’ incertezza del futuro credo di
essere comunque fortunata: ho la mia cameretta, ho un giardino e la possibilità
di passare del tempo con la mia famiglia tra film, dolci fatti in casa e
qualche partita di pallavolo. Spero che tutti possano capire l’importanza dello
stare a casa, perché trattandosi di un virus nuovo, non esiste ancora un
vaccino, ma solo ricerche e sperimentazioni, così potremmo uscire da questa
brutta situazione e aiutare i medici e gli infermieri che lavorano assiduamente
senza sosta per il bene comune.
So che tutto andrà bene, mi auguro di poter tornare alla mia vita il
prima possibile e di poter rivedere i miei amici ma soprattutto poter tornare
ad abbracciare mio padre.
Leila Santucci, 3°A