Mario
andò dalla polizia e si autodenunciò per l’assassinio.
Mario
fu arrestato e condannato per omicidio, nel frattempo il padre, dopo
l’attacco di cuore per la confessione del figlio, riuscì, dopo
una lunga degenza ospedaliera, a scampare per miracolo alla morte.
Passarono diversi mesi e ripresa completamente le forze, decise di
andare in carcere a trovare il figlio Mario, lui non poteva
capacitarsi dell’idea che il figlio cresciuto con un così spiccato
senso della giustizia, un ragazzo onesto e pacato, che aveva deciso
di intraprendere la carriera del padre per scovare tutte le
ingiustizie, come avrebbe potuto compiere un gesto così folle?
Qualcosa non lo convinceva e decise così di incontrare il figlio.
Mario
quando vide il padre non riuscì a trattenere le lacrime, un turbine
di emozioni lo pervase, lo abbracciò e gli disse che era felice di
rivederlo, ma il detective Leonardo, forse per una deformazione
professionale, notò che il figlio era sfuggente, nascondeva
qualcosa, non lo guardava negli occhi, il figlio si scusò con il
padre per il grande dolore e delusione che gli aveva recati e con lo
sguardo fisso a terra si fece portare via dalle guardie nella sua
cella.
Leonardo
capì che qualcosa non andava, così per conto suo, decise di
riprendere le indagini dell’omicidio.
Indagò
scrupolosamente nella vita privata del barista, scoprì che veniva da
una famiglia facoltosa, possedevano una catena di ristoranti, lui
stesso era il proprietario del bar, un bar che rendeva bene ,
quindi se gli affari andavano bene, per quale motivo Andrea avrebbe
chiesto dei soldi al figlio? Non aveva senso…
Leonardo
andò a frugare a casa del figlio, era stato poche volte a casa sua,
Mario era molto riservato e il padre rispettava la sua privacy ,
viveva solo con la sua gatta Agatha, il padre frugò ovunque con la
speranza che un piccolo indizio lo potesse conducesse alla verità.
In
un cassetto, sotto alcune scartoffie, Leonardo trovò una cartella
medica, si sedette sul letto e iniziò a leggerla attentamente, era
un referto medico il quale diagnosticava la sindrome di un’amnesia
globale transitoria, una sindrome che insorgeva in seguito ad uno
shock, ad una temporanea, ma quasi totale, perdita della memoria , in
fondo al referto lesse il suo nome …Leonardo De Vincenzi.
Il
detective sconvolto si sedette sul letto, iniziò a sudare, la stanza
gli girava intorno, si mise le mani alla testa, un susseguirsi di
flashback gli scorrevano davanti: lui che entrava nel bar per un
caffè, ad un certo punto un malvivente punta la pistola al barista
per farsi dare l’incasso, Leonardo d’istinto prende velocemente
la sua di pistola per intimorirlo e la punta contro il malvivente,
ma incidentalmente gli parte un colpo e colpisce il povero barista,
cadendo, subito dopo, svenuto a terra.
Tutto
ora era chiaro, Mario aveva protetto il padre, svolgendo le indagini
parallelamente a lui, aveva scoperto che quel giorno il padre si era
recato in quel bar, che il proiettile proveniva dalla sua pistola e
che, dopo aver perso i sensi, una donna gli aveva prestato soccorso
portandolo al pronto soccorso, ma Leonardo aveva rimosso tutto, il
figlio sapeva bene che il povero padre anziano e malato non avrebbe
retto la dura vita del carcere, lì non avrebbe avuto le cure
adeguate, così confessò l’omicidio scambiando la sua pistola con
quella del padre.
Leonardo
non poteva lasciare il figlio marcire in carcere, lui che aveva tutta
la vita davanti, così si recò al dipartimento di polizia e raccontò
tutto. Il caso fu riaperto, Mario fu scagionato, il malvivente
abituale, Lillo, fu arrestato per tentata rapina a mano armata,
mentre il detective Leonardo, visto che il colpo era partito
accidentalmente e considerato che nella sua lunga carriera aveva
contribuito a risolvere tanti casi intrigati ed era anche affetto da
una grave patologia, fu condannato a soli 3 anni di domiciliari.
Dopo
qualche tempo dall’accaduto, Mario tornò in carcere per riprendere
degli effetti personali che aveva lasciato lì, il suo posto nella
cella era stato preso da Lillo, era l’orario di visite e Lillo
appena vide il detective Mario con aria beffarda gli disse di mandare
i saluti a suo padre. Mario ebbe una sensazione strana, come se Lillo
si prendesse gioco di lui, aveva l’aria beffarda di uno che,
nonostante tutto aveva vinto, ma non gli diede più di tanto peso,
Mario pensò che il carcere faceva impazzire le persone.
Uscendo
velocemente dal carcere Mario si scontrò con una donna , non ebbe
modo di vederla in viso poiché indossava un cappello e un paio di
occhiali scuri, era alta, magra, dal cappello uscivano lunghi capelli
biondi, quella donna rapì la sua attenzione, il suo profumo era
familiare. La sua deformazione professionale lo aveva portato a
sviluppare negli anni un’attenzione maniacale ai dettagli ed era
certo di aver avuto a che fare già con quella donna così la seguì,
la donna si recò nella stanza dove avvenivano i colloqui con i
detenuti e si incontrò con Lillo, si tolse gli occhiali ed il
cappello, mario restò si stucco , era Elena, la fidanzata del povero
barista morto, Mario che conosceva bene il direttore del carcere
fece mettere un piccolo microfono nascosto per ascoltare le
conversazioni dei due.
Qualche
tempo dopo , Mario venne contattato dal direttore del carcere, dalle
conversazioni era emerso che i due erano amanti e che scontata la
condanna avrebbero lasciato la città con i soldi dell’assicurazione.
Mario
con l’aiuto della polizia riprese ad indagare, voleva capire di che
assicurazione parlavano i due imbroglioni, il povero barista aveva
una sorella alla quale era molto legato, decise di andare a trovarla
per farle qualche domanda.
La
sorella si chiamava Amanda , viveva in un paesino vicino a San Pietro
a Maida , ancora era molto scossa dalla morte del fratello, ma
accettò volentieri di incontrare il detective nonostante il colpo
accidentale fosse partito proprio dal padre del detective.
Amanda
confessò a Mario che Elena non le era mai piaciuta, era una donna
fredda, le piaceva la vita agiata, il suo ex marito era molto più
anziano di lei , ma in compenso era molto ricco, il fratello
purtroppo era completamente accecato dall’amore che provava per lei
e non sopportava che nessuno ne parlasse male in famiglia, per questo
motivo ultimamente non si parlavano più . Tuttavia una volta lui
aveva parlato alla sorella di un’assicurazione sulla vita che aveva
stipulato per salvaguardare Elena, in caso lui fosse morto
sarebbero andati a lei i soldi e il bar .
Tutto
era chiaro, il padre aveva forse compiuto involontariamente ciò che
tramavano i due amanti?
Complice
con il comandante del carcere Lillo fu messo alle strette dal
detective , dicendo che avevano messo dei microfoni e il telefono di
Elena sotto controllo, ma che lei si era già dileguata nel nulla e
lui rischiava di farsi molti anni di galera, gli fecero credere che
lui fosse una vittima di Elena come lo era stato il fidanzato, a quel
punto Lillo sentendosi preso in giro confessò tutto: il giorno
dell’omicidio, lui, d’accordo con l’amante, si era recato al
bar facendo finta di voler rapinare Andrea, l’avrebbe ucciso e
sarebbe scappato via, così i due inseguito quando si fossero calmate
le acque sarebbero partiti all’estero e goduto insieme dei soldi
dell’assicurazione , ma qualcosa quel giorno andò storto, il padre
di Mario , il detective Leonardo mentre Lillo puntava la pistola
contro Andrea era entrato nel bar e d’istinto aveva tirato la
pistola fuori, ma non aveva sparato, Elena nascosta nel bagno gli
aveva dato una botta in testa facendogli perdere i sensi, a quel
punto , Leonardo non volendo gli aveva facilitato le cose, Lillo ebbe
la geniale idea di colpire Andrea con la pistola che tirò fuori il
detective Leonardo per intimorirlo.
L’intrigato
caso era finalmente risolto, anche Elena fu arrestata e i due amanti
diabolici ebbero una condanna esemplare, il detective Leonardo era
innocente, fu scagionato e insieme al figlio tornarono a risolvere i
casi più complicati e misteriosi della cittadina.
Ludovica Falco e Aurora Salvatori II D