Se io fossi
uno strumento musicale sarei un flauto
Eccomi qui, in questa valigetta imbottita di
gommapiuma per proteggermi dagli urti.Qui "sola e pensosa". La vita
da flauto è dura. Seriamente parlando...io non sono felice così. Provate ad immedesimarmi
nei miei panni, provateci ora. Chiudete gli occhi. Pensate ad un grande teatro
con una gran folla che parla, applaude, risponde al telefono, bambini che piangono,
oggetti che cadono, cellulari che squillano... un gran caos. Ad un certo punto
si spengono le luci ed è arrivato il tuo momento. Cala il silenzio in questo
luogo un po’ insolito dove non sei mai stato. Accanto a te c'è Bill, un piccolo
violino anche lui stanco di essere strofinato, rovinato...Poi al lato destro
trovi Laila, la "flauta" più bella di tutte. Lei la ragazza che tutti
ammirano, quella che quando canta fa un suono soave. Insomma sei circondato da
amici che sono lì per il tuo stesso motivo.
Ah…dimenticavo, ancora non vi ho parlato di Marco. Lui è l'unica persona che si
prende cura di me. Ormai sono passatiben nove anni da quando mi ha portato
fuori da quel piccolo, polveroso, puzzolente negozio. Non credo che rimarremo
ancora tanto insieme, perché io, ormai, sono anziano, ho quasi finito il mio
corso, la mia vita. Quindi, parlato di lui, richiudiamo gli occhi, torniamo in
quel teatro, in quel posto dove Marco era seduto ed io con lui. E’l'inizio:
partono gli archi, poi tocca a noi...suoniamo la sinfonia numero 40. Che dolce
melodia! Finita l'esibizione, ricomincia il caos di prima, ma questa volta
sono solo applausi! Voi ora vi starete chiedendo perché tutto questo lamento
iniziale, se poi ricevi applausi e complimenti? Beh, la risposta è semplice: a
chi di voi piacerebbe, tutti i giorni, essere messi in bocca, avere la testa
piena di saliva e il corpo umidiccio? Credo a nessuno.Lo so può sembrare banale
come lamento, ma è proprio questo il mio problema principale. poi c'è il fatto
che io soffro di claustrofobia e che per ogni tragitto devo stare chiuso in una
piccola valigetta, proprio quella da cui vi sto parlando e racconto a me stesso
e a voi, quello che penso proprio per superare la mia paura. Molte persone
usano noi strumenti per trasmettere delle emozioni, oppure per dedicare
qualcosa a qualcuno, come, ad esempio, una serenata sotto le stelle. Ecco,
mettiamo in chiaro una cosa...cari suonatori...voi non fate nulla a parte
mettere un po’ di fiato, il resto lo facciamo NOI! Penso, però, sia ora di
smettere di lamentarmi, perché ogni volta che Marco soffia in me e riesco a
trasmettere le mie emozioni e quelle persone che hanno pagato per sentirci
rimangono a bocca aperta, incantate, ebbene, in quel preciso momento, mi
si riscalda il cuore e lì capisco che quella è la mia vita e non la cambierei
per nessun'altra al mondo. Vi faccio un
bel saluto, vi auguro di passare una bella giornata e, mi raccomando, trattate
meglio il vostro strumento, non come un oggetto inutile, ma come qualcosa che
ha dei sentimenti!!
Nancy Mancini IIIC
Se io fossi uno strumento musicale sarei la voce.
Per me la voce fa parte degli strumenti e proprio come
loro, l'intensità, il timbro e il contesto, possono essere interpretati in modo
diverso da ognuno all'interno di un dialogo che può essere una dichiarazione
d'amore o una discussione, o nel testo di una canzone sia dolce che ritmata. Più
di una melodia, in un brano, mi colpiscono le parole, dove il cantante esprime
uno stato d'animo interpretando al meglio quello che andrà a cantare. In uno
spettacolo, anche dal vivo, la base può essere molto semplice, ma la voce
solista fa la differenza perché è quella che dà i brividi ad ogni acuto. Anche
nelle opere liriche, nei musical, in un coro o, magari, in un grido di
battaglia, la voce è quella che prevale su tutto, perché le parole arrivano
subito e trasmettono delle emozioni. In molte canzoni d'amore si trova il
duetto, composto solitamente da un uomo e da una donna, proprio per
rappresentare il rapporto. Avendo un carattere abbastanza complicato (e lo
riconosco) non sarei un solo genere. Potrei essere la voce in un gruppo rock
quando ho bisogno di sfogarmi, una voce classica e soave nel momento in cui mi
sento positiva e soddisfatta, una voce jazz, magari di sera, mentre sto facendo
una passeggiata con degli amici per le vie della città, una voce triste quando
mi trovo sola a ricordare qualcosa che non c'è più e, ancora, una voce ritmata
se sono determinata verso un obiettivo o infine, essendo romantica, sarei la
voce di una canzone d'amore. Ma non in una serenata perché non sono così
sdolcinata, ma in una canzone d'amore che esprima cosa si prova vicino a quella
persona che per noi è speciale come in "Tu sei lei" di Ligabue. Vorrei,
però, soprattutto essere la voce di una canzone che canterei a tutto il mondo
perché ognuno possa capire che bisogna unirsi per avere un mondo senza odio e
riconoscerci come fratelli sostenendoci a vicenda. E scommetto che sarebbe una bellissima
canzone...
Annalisa
Francalanza III C