Pagine

Un caso intrigato

Oggi inauguriamo una nuova RUBRICA: L'Angolo dello scrittore!

Qui di seguito abbiamo pubblicato il primo racconto scritto da due ragazze della II D, s'intitola 
UN CASO INTRIGATO, appartiene al genere GIALLO! 

Scoprite il colpevole e 
Buona lettura!
     Un caso intrigato

Correva l’anno 1978, era ormai tarda notte, quando Marco, noto detective di San Pietro a Maida, paesino della Calabria, stava tornando a casa, ricevette una telefonata dal dipartimento di polizia, un barista era stato assassinato e derubato,  il suo nome era Andrea, aveva 27 anni, gestiva un noto bar del paesino, Marco contattò subito suo figlio Mario nonché il suo collega di lavoro e iniziarono le indagini.
Arrivarono sulla scena del crimine, Andrea era sdraiato dietro il bancone, la cassa era stata svuotata, aveva ricevuto un colpo di pistola ed era stato preso di striscio al collo, Marco prelevò subito il proiettile e richiese l’autopsia.
La mattina seguente interrogarono i due testimoni, tra cui Elena la fidanzata del povero barista, e Lillo, un delinquente abituale del posto, noto per piccoli furti, che quel giorno era stato visto nei dintorni del bar .
Dopo averli interrogati, i loro sospetti caddero sulla fidanzata Elena, poiché era parsa ai due detective abbastanza indifferente alla morte del fidanzato .
I due sospettati negarono l’omicidio, incolpandosi a vicenda.
Arrivarono i risultati dell’autopsia, il proiettile lo aveva colpito all’aorta, facendolo morire dissanguato in pochi minuti.
Il detective Marco notò che suo figlio, iniziava ad essere nervoso, così gli chiese cosa avesse… Mario non riuscì più a trattenersi, confessò al padre che era stato lui a sparare al barista, in un momento d’ira , poiché il barista, suo vecchio amico, gli era debitore di una somma di denaro, così durante l’ennesimo litigio gli sparò , prendendo dalla cassa una parte della somma che gli doveva, il padre allora , sconvolto per la confessione del figlio cadde a terra per un attacco di cuore.
Mario andò dalla polizia e si autodenunciò per l’assassinio.

...Seconda puntata
Mario fu arrestato e condannato per omicidio, nel frattempo il padre, dopo l’attacco di cuore per la confessione del figlio, riuscì, dopo una lunga degenza ospedaliera, a scampare per miracolo alla morte. Passarono diversi mesi e ripresa completamente le forze, decise di andare in carcere a trovare il figlio Mario, lui non poteva capacitarsi dell’idea che il figlio cresciuto con un così spiccato senso della giustizia, un ragazzo onesto e pacato, che aveva deciso di intraprendere la carriera del padre per scovare tutte le ingiustizie, come avrebbe potuto compiere un gesto così folle? Qualcosa non lo convinceva e decise così di incontrare il figlio.
Mario quando vide il padre non riuscì a trattenere le lacrime, un turbine di emozioni lo pervase, lo abbracciò e gli disse che era felice di rivederlo, ma il detective Leonardo, forse per una deformazione professionale, notò che il figlio era sfuggente, nascondeva qualcosa, non lo guardava negli occhi, il figlio si scusò con il padre per il grande dolore e delusione che gli aveva recati e con lo sguardo fisso a terra si fece portare via dalle guardie nella sua cella.
Leonardo capì che qualcosa non andava, così per conto suo, decise di riprendere le indagini dell’omicidio.
Indagò scrupolosamente nella vita privata del barista, scoprì che veniva da una famiglia facoltosa, possedevano una catena di ristoranti, lui stesso era il proprietario del bar, un bar che rendeva bene , quindi se gli affari andavano bene, per quale motivo Andrea avrebbe chiesto dei soldi al figlio? Non aveva senso…
Leonardo andò a frugare a casa del figlio, era stato poche volte a casa sua, Mario era molto riservato e il padre rispettava la sua privacy , viveva solo con la sua gatta Agatha, il padre frugò ovunque con la speranza che un piccolo indizio lo potesse conducesse alla verità.
In un cassetto, sotto alcune scartoffie, Leonardo trovò una cartella medica, si sedette sul letto e iniziò a leggerla attentamente, era un referto medico il quale diagnosticava la sindrome di un’amnesia globale transitoria, una sindrome che insorgeva in seguito ad uno shock, ad una temporanea, ma quasi totale, perdita della memoria , in fondo al referto lesse il suo nome …Leonardo De Vincenzi.
Il detective sconvolto si sedette sul letto, iniziò a sudare, la stanza gli girava intorno, si mise le mani alla testa, un susseguirsi di flashback gli scorrevano davanti: lui che entrava nel bar per un caffè, ad un certo punto un malvivente punta la pistola al barista per farsi dare l’incasso, Leonardo d’istinto prende velocemente la sua di pistola per intimorirlo e la punta contro il malvivente, ma incidentalmente gli parte un colpo e colpisce il povero barista, cadendo, subito dopo, svenuto a terra.
Tutto ora era chiaro, Mario aveva protetto il padre, svolgendo le indagini parallelamente a lui, aveva scoperto che quel giorno il padre si era recato in quel bar, che il proiettile proveniva dalla sua pistola e che, dopo aver perso i sensi, una donna gli aveva prestato soccorso portandolo al pronto soccorso, ma Leonardo aveva rimosso tutto, il figlio sapeva bene che il povero padre anziano e malato non avrebbe retto la dura vita del carcere, lì non avrebbe avuto le cure adeguate, così confessò l’omicidio scambiando la sua pistola con quella del padre.
Leonardo non poteva lasciare il figlio marcire in carcere, lui che aveva tutta la vita davanti, così si recò al dipartimento di polizia e raccontò tutto. Il caso fu riaperto, Mario fu scagionato, il malvivente abituale, Lillo, fu arrestato per tentata rapina a mano armata, mentre il detective Leonardo, visto che il colpo era partito accidentalmente e considerato che nella sua lunga carriera aveva contribuito a risolvere tanti casi intrigati ed era anche affetto da una grave patologia, fu condannato a soli 3 anni di domiciliari.


...Terza puntata
Dopo qualche tempo dall’accaduto, Mario tornò in carcere per riprendere degli effetti personali che aveva lasciato lì, il suo posto nella cella era stato preso da Lillo, era l’orario di visite e Lillo appena vide il detective Mario con aria beffarda gli disse di mandare i saluti a suo padre. Mario ebbe una sensazione strana, come se Lillo si prendesse gioco di lui, aveva l’aria beffarda di uno che, nonostante tutto aveva vinto, ma non gli diede più di tanto peso, Mario pensò che il carcere faceva impazzire le persone.
Uscendo velocemente dal carcere Mario si scontrò con una donna , non ebbe modo di vederla in viso poiché indossava un cappello e un paio di occhiali scuri, era alta, magra, dal cappello uscivano lunghi capelli biondi, quella donna rapì la sua attenzione, il suo profumo era familiare. La sua deformazione professionale lo aveva portato a sviluppare negli anni un’attenzione maniacale ai dettagli ed era certo di aver avuto a che fare già con quella donna così la seguì, la donna si recò nella stanza dove avvenivano i colloqui con i detenuti e si incontrò con Lillo, si tolse gli occhiali ed il cappello, mario restò si stucco , era Elena, la fidanzata del povero barista morto, Mario che conosceva bene il direttore del carcere fece mettere un piccolo microfono nascosto per ascoltare le conversazioni dei due.
Qualche tempo dopo , Mario venne contattato dal direttore del carcere, dalle conversazioni era emerso che i due erano amanti e che scontata la condanna avrebbero lasciato la città con i soldi dell’assicurazione.
Mario con l’aiuto della polizia riprese ad indagare, voleva capire di che assicurazione parlavano i due imbroglioni, il povero barista aveva una sorella alla quale era molto legato, decise di andare a trovarla per farle qualche domanda.
La sorella si chiamava Amanda , viveva in un paesino vicino a San Pietro a Maida , ancora era molto scossa dalla morte del fratello, ma accettò volentieri di incontrare il detective nonostante il colpo accidentale fosse partito proprio dal padre del detective.
Amanda confessò a Mario che Elena non le era mai piaciuta, era una donna fredda, le piaceva la vita agiata, il suo ex marito era molto più anziano di lei , ma in compenso era molto ricco, il fratello purtroppo era completamente accecato dall’amore che provava per lei e non sopportava che nessuno ne parlasse male in famiglia, per questo motivo ultimamente non si parlavano più . Tuttavia una volta lui aveva parlato alla sorella di un’assicurazione sulla vita che aveva stipulato per salvaguardare Elena, in caso lui fosse morto sarebbero andati a lei i soldi e il bar .
Tutto era chiaro, il padre aveva forse compiuto involontariamente ciò che tramavano i due amanti?
Complice con il comandante del carcere Lillo fu messo alle strette dal detective , dicendo che avevano messo dei microfoni e il telefono di Elena sotto controllo, ma che lei si era già dileguata nel nulla e lui rischiava di farsi molti anni di galera, gli fecero credere che lui fosse una vittima di Elena come lo era stato il fidanzato, a quel punto Lillo sentendosi preso in giro confessò tutto: il giorno dell’omicidio, lui, d’accordo con l’amante, si era recato al bar facendo finta di voler rapinare Andrea, l’avrebbe ucciso e sarebbe scappato via, così i due inseguito quando si fossero calmate le acque sarebbero partiti all’estero e goduto insieme dei soldi dell’assicurazione , ma qualcosa quel giorno andò storto, il padre di Mario , il detective Leonardo mentre Lillo puntava la pistola contro Andrea era entrato nel bar e d’istinto aveva tirato la pistola fuori, ma non aveva sparato, Elena nascosta nel bagno gli aveva dato una botta in testa facendogli perdere i sensi, a quel punto , Leonardo non volendo gli aveva facilitato le cose, Lillo ebbe la geniale idea di colpire Andrea con la pistola che tirò fuori il detective Leonardo per intimorirlo.
L’intrigato caso era finalmente risolto, anche Elena fu arrestata e i due amanti diabolici ebbero una condanna esemplare, il detective Leonardo era innocente, fu scagionato e insieme al figlio tornarono a risolvere i casi più complicati e misteriosi della cittadina.

Ludovica Falco e Aurora Salvatori II D