- Buongiorno signor Da Vinci,
lei è un grande artista e con il suo genio ha rivoluzionato il mondo moderno. Vorremmo
conoscerla un po’ meglio: preferisce definirsi pittore o inventore?
- Innanzitutto buongiorno a
voi! Preferisco definirmi inventore perché le mie opere sono una risorsa per
l’umanità, ma l’arte è comunque una mia grande passione.
- Sappiamo che è anche un
abile pittore e che i suoi quadri sono famosi in tutto il mondo, ma quali altre
sorprese ci riserva?
- Sono anche architetto, nel
1502 ho progettato un ponte a campata unica di 300m; sono un ingegnere e un
musicista e infatti ho inventato il tamburo meccanico e la viola organista. Devo
aggiungere che sono sempre stato desideroso di conoscere bene tutto ciò che
vedevo, anche il corpo umano mi affascinava, credo sia una macchina perfetta
molto più complessa di quelle fatte di ingranaggi. Così, per capire bene cosa
c’era dentro, rubavo i cadaveri dalla chiesa e li studiavo; infatti fui io il
primo a rappresentare l’interno del corpo umano con una serie di disegni.
- Qual è l’opera più famosa
che ha realizzato?
- Sicuramente la più famosa è
la Gioconda, che ho realizzato con la tecnica ad olio e quella dello sfumato.
Il quadro raffigura Monna Lisa, la sposa del mercante Francesco del Giocondo;
l’ho ritratta sullo sfondo di un paesaggio ispirato alla campagna lombarda,
seduta davanti ad un parapetto sopra al quale si intravedono due colonnette
sagomate. Ora è esposta al Museo del Louvre, a Parigi.
- Come ha ideato le macchine
per il volo?
- Studiando il volo degli
uccelli; ho pensato che anche l’uomo meritasse di volare, quindi prendendo
spunto dal movimento delle ali degli uccelli ho iniziato a costruire le eliche
umane.
- Una delle sue più
importanti invenzioni è il paracadute: ce ne può parlare?
- Certo, il paracadute è un
deceleratore aerodinamico che rallenta la caduta in discesa; è fatto con stoffa
di lino inamidata (7,20mx7,20m) per renderlo compatto ed impermeabile all’aria.
- Perché se n’è andato
dall’Italia?
- Me ne sono andato, perché
gli Italiani non apprezzavano più la mia arte.
- Passiamo ora alle sue famose
macchine da guerra, qual è quella che preferisce?
- La mia preferita è il carro
corazzato, o carro armato: l’ho ideato per portare panico e distruzione tra i
nemici, per consentire alle armate di difendere al meglio le nostre terre.
- Se dovesse ringraziare
qualcuno per averla aiutata durante il suo percorso artistico, chi
ringrazierebbe?
- Ringrazierei sicuramente il
Duca di Milano, Lodovico Sforza, che mi ha accolto presso il suo palazzo e ha
supportato i miei studi e i miei progetti.
- Un’ultima domanda: vuole ricordarci
qualche artista in particolare?
- Sì, Michelangelo
Buonarroti; insieme a lui nel 1503, a Firenze, mi venne affidato il compito di
affrescare il Salone del Consiglio grande nel Palazzo della Signoria. Io dovevo
rappresentare la Battaglia di Anghiari, ma
non l’ho portata a termine a causa della mia ossessiva ricerca di
tecniche artistiche da sperimentare.
- Grazie signor Da Vinci per
averci dedicato un po’ del suo tempo prezioso, è stata un’intervista molto
istruttiva.
- Grazie a voi per
l’interesse dimostrato.
D'Antoni M., Meuti V. Viola B.
Classe I D