“Infatti -spiega Michael- nella nostra nuova aula, le
professoresse non sapevano niente di noi, nemmeno il nome. Dopo qualche ora è
venuta la professoressa di lettere che ha avuto un’idea per conoscerci meglio”.
Quale idea?
“Ci ha fatto fare un lavoro ispirato al personaggio di Amleto:
abbiamo tutti avuto un disegno con un uomo senza volto e con una maschera in
mano; dovevamo completarlo con quello che ci piaceva di noi e quello che ci
piaceva fare”, riferisce Marianna. “Facce senza volto, sulle quali dovevamo
disegnare particolari del nostro viso oppure oggetti che ci piace usare”
precisa Gabriele; “inoltre, in quelle maschere completamente bianche, dovevamo
disegnare anche ciò che ci piaceva nella vita” aggiunge Beatrice.
Con quali risultati?
“Ci siamo conosciuti in un modo diverso, disegnando noi stessi
dentro la sagoma della maschera di Amleto” commenta Giorgia.
“Molti hanno disegnato, oltre al loro viso, una matita, una
penna, un pennello e, sul vestito di Amleto, note musicali e microfoni. Abbiamo
scoperto che molti di noi hanno interessi uguali, abbiamo fatto anche nuove
amicizie grazie a questo”, dice Martina.
“Tutti abbiamo messo una parte di noi, per conoscerci meglio e
per rendere più bella la classe -aggiunge Giorgia- e, secondo Michael, “i volti
sono venuti tutti diversi, ciascuno con le sue caratteristiche”.
“Io -afferma Riccardo- ho disegnato uno sgabello, perché sono
un tipo molto creativo, un piano, perché mi piace molto la musica, e un
pennello, perché mi piace dipingere”.
“Io invece -continua Filippo- ho disegnato un pennello, perché
mi piace pitturare, una penna, perché mi piace scrivere, gli occhi, perché
tutti mi dicono che ho gli occhi azzurri”.
E poi? Come si è
conclusa l’attività?
“Poi la professoressa ci ha chiamato ad uno ad uno per
spiegare il nostro disegno. In seguito li abbiamo appesi in classe” e -confessa
Claudia- “quando è giunto il mio turno, ero terrorizzata perché sono molto, ma
molto timida se devo esporre qualcosa a voce”.
“Oltre a questo, abbiamo anche parlato delle nostre emozioni”,
aggiunge Gabriele.
“Sono felice quando… mi arrabbio quando… mi sento ok se… ho paura
se… mi sento solo se… e dovevamo scrivere quando proviamo questi stati d’animo”
spiega Alessandra.
Che emozioni avete
provato?
“Dentro di me mi sono chiesta che paure dovrei avere” dice
Valentina.
“Io ho detto che mi sento bene quando prendo un bel voto e mi
sento ok quando i miei amici giocano con me”, afferma razionalmente Mattia.
“Sono stata felice quel giorno, anche se non avevo ancora
realizzato di essere in prima media!”, riferisce Alessandra.
Qual è il bilancio
finale?
“La nostra classe è bella e posso giocare con gli amici che
conosco… è stato il più bel giorno della mia vita!” commenta entusiasta
Valerian. “Per me –aggiunge Claudia- è stato invece il secondo giorno più bello
della mia vita perché ho raggiunto una ‘nuova fase’, cioè il passaggio da
bambina a ragazza”.
“Stare in prima A è una grandissima fortuna” –conclude
Martina- per le amiche, le professoresse e i professori e per i lavori come questo
fatti insieme.”
La I media A