Dialogo semiserio della 3B
Giulia C.: La
scuola, per noi ragazzi, è come un carcere, buio e pieno di gente pazza, che
pretenderebbe addirittura che noi giovani indifesi e malcapitati studiassimo.
Questi folli, i cosiddetti “professori”, sono esseri subdoli e meschini, che
torturano i propri alunni con interrogazioni, compiti su compiti, verifiche
ecc.
Nicole: Beh…che
dire! I nostri professori sono tutti un po’ matti!
Giulia C.: I professori, secondo me, sentono l’odore della
paura, perché nonostante tutto l’anno tu abbia studiato, loro beccheranno
sempre il giorno in cui non sei preparato.
Federica: Sono proprio un manipolo di brutti ceffi.
G. T.: Dite bene mie care compagne, quegli infami ti
interrogano solo per farti soffrire, anche se non si può dire che non spieghino
bene.
Natascia: Infatti,
musica e spagnolo scorrono come un fiume d’acqua cristallina.
Alessio: La prima è un’allegra, ma disciplinata, sinfonia, la
seconda è un amabile traduttore tascabile. Che dire, poi, di Matematica, è un
quadrato perfetto.
Daniele: Sì, ma ornata come un belletto, dimenticato da secoli
dentro un cassetto.
Giulia C.: Religione, solida come una casa dalle fondamenta di
pietra.
Daniele: Certo, fino a quando non supplica aiuto per gli
occhiali che ha appena perduto.
Giulia S.: Inglese sapiente, pacifica e placida come un budda,
non si arrabbia mai e men che meno urla.
Daniele: Ovviamente, purché la smettesse con le tante consegne.
Alessio: Io li trovo come dei dolci, amabili al primo assaggio,
ma con un retrogusto amaro ed aspro, ci sono poi quelli indigesti, per non
parlare di quelli che li hanno fatti appositamente peptici.
G.T.: Uffi! Non si possono neanche mangiare.
Daniele: Attento Giovanni, che quella di italiano poi attacca
con l’analisi del periodo e i verbi servili sulla tua mania del mangiare,
ironizza e scoppia a ridere e anche se ti mangi intera una compagna, non riesci
più a fermarla.
Luca: Ci
vuole la rima, ragazzi
ci vuole la rima, e non solo a sprazzi!
Altrimenti sembriamo noi dei pazzi.
E un po’ di figure retoriche
similitudini, metafore ironiche.
Le indicazioni sono categoriche,
della volpe, quella non ha neanche
l’astuzia
pensate che non si accontenta che noi
siam delle galline
ma punta a che diventiamo aquile sopra
le cime.
Federica: Certo, lei è la bocca della verità, vuole dai suoi
alunni solo onestà, tenacia e caparbietà.
G.T.: …e se parli con il tuo compagno, chiedendogli “Ma la
volpe che verso fa?”, lei sicuro ti ringhierà. Va bene così, Luca?
Giorgia: Giovanni, no! “Guaiolerà” o “gagnolerà”, sono i giusti
termini questi qua che, stai ben sicuro, lei ti suggerirà.
Alessio: Che ne dite di quest’altra similitudine un po’
variopinta? I nostri professori sono come una tavolozza di colori: chiari,
cupi, lucenti, caldi, freddi e ardenti.
Federica: Come darti torto Alessio; in Arte possiamo vantare il
nostro personale e originale Toulouse-Lautrec.
Giulia S.: un oceano di idee creative, un arlecchino giovane e
fico …
Daniele: la testa di un leone incastonata in un corpo di cui è
meglio che non vi dico.
Nicole: E
per Scienze motorie, altro che la Venere del Botticelli,
abbiamo una modella fatta con gli
acquerelli
che quando attraversa i corridoi è una
sfilata
“Autunno-inverno”, alla Luis Vuitton
allenata.
Alessio: Per me, un punto esclamativo a fine di frase!
Daniele: Al bando la creatività, miei cari, a me a volte sembra
di essere in caserma. L’altro giorno un compagno ha solo starnutito e il
professore di Tecnologia subito a dirgli che era un maleducato e gli ha messo una
nota per interruzione di pubblico servizio.
D. C.: Ma è
un gigante…
C. D.: …dal
cuore di pane.
Luca: Ma non disturbatemi con questo chiacchierare,
lasciatemi poetare.
….Lei…Lei è la mia bella via,
quella retta e giusta via,
grazie a lei la storia e la geografia
ti rapiscono e ti portano via.
Ludovica: Come una magica epifania.
Giulia C.: Concordo con voi, lei è un gran libro, puoi chiederle
qualunque cosa e da lei avrai sempre la risposta alle tue domande, un giorno
non mi dispiacerebbe emularne il sapere, ineguagliabile nel suo valere.
Daniele: Basta che in ospedale non vai a finire per i suoi
improvvisi acuti che non sai come lenire.
E. M.: Bè! Dopo questa rassegna ho capito. Sono dieci i miei
professori, esseri strambi e per altri meravigliosi, ma che per me rimano solo
con ‘spaventosi’.
Giulia C.: Oh che nevrosi se penso a quanto son numerosi!
Daniele: E perniciosi?!
Giulia C.: Ma per fortuna questo è il nostro ultimo anno…
Daniele: che affanno!
Alessio: Tutti gli alunni nella nostra situazione lo sanno, più
leggere le fatiche di Ercole troveranno.
Giulia C.: … e chissà, forse i nostri professori, unici nel loro
genere, un giorno ci mancheranno!?