La storia che sto per raccontare è di
pura follia. Un uomo aveva un forte legame con gli animali, in particolare con
uno splendido gatto nero di nome Pluto. Ahimè, cari lettori, quel legame non
durò a lungo. Leggete il mio racconto e capirete come quel sentimento d’affetto
si tramuterà in disprezzo, rabbia e orrore.
Il primo avviso di follia lo scorgiamo,
quando una buia notte tornando a casa, ancora una volta ubriaco, l’uomo si
ritrovò davanti il suo gatto dal manto nero. La povera creatura sentiva la tensione
nell'aria, appena l’uomo si avvicinò bruscamente, il gatto reagì mordendolo e
quel morso fece scaturire nell’uomo una rabbia sconfinata che lo portò a
strappare di netto un occhio alla povera bestiola.
Tranquilli, tranquilli il gatto non morì,
ma, come potete immaginare, il comportamento verso il proprio padrone cambiò;
ogni volta che l’uomo si avvicinava, la bestiola si allontanava. E un giorno
l’uomo, preso ancora una volta da un eccesso d’ira, lo afferrò e lo impiccò
all’albero del cortile.
Quella stessa notte in casa, divampò
un incendio, ma quel che si scoprì dopo è ancora più inquietante di quel che vi
ho appena narrato.
L’uomo e sua moglie non morirono, ma
sull’unico muro rimasto in piedi dopo l’incendio, si scorgeva raffigurata una
sagoma, e quella l’uomo, sì che la riconobbe subito, era lui: il gatto nero.
I giorni seguenti rimpianse ciò che
aveva fatto al suo gatto e pensò di prenderne un altro. Una sera in un bar vide
un gatto simile al suo, dal quale differiva solo per una macchia bianca sul
petto. Cosi lo prese e lo portò a casa da sua moglie.
Le giornate passavano e con esse le
settimane. Ormai neanche lui più si riconosceva, l’alcol gli aveva offuscato il
cervello o quel poco che restava della sua ragione, al punto che un giorno in
cantina stava per uccidere anche quest’altro gatto, ma mentre era per scagliarglisi
contro, la moglie fermò il suo braccio munito d’ascia.
Quel che accadde dopo, cari lettori, è
da pazzi e non riuscirete a credere alle mie parole. Poiché la moglie lo aveva
fermato, la sua rabbia lo spinse a colpire lei. Con un’accettata in testa, il
corpo della donna cadde a terra esamine. L’uomo nascose il cadavere in un muro,
ma del gatto non vi era più traccia.
I giorni seguenti la polizia fece le
sue indagini e più volte ispezionò la casa del delitto. L’uomo era tranquillo e
sicuro che gli agenti non sarebbero riusciti a trovare nulla, ma una volta
scesi in cantina sentirono un lamento, uno stridulo sofferente farsi subito
dopo grido disumano, provenire dal muro. Quell’urlo atroce fu per l’uomo la sua
tomba.
“Il
gatto nero”, scritto da Edgar Alan Poe è tratto da “I racconti del terrore” del
1843. Il racconto è molto coinvolgente, riesce a incuriosirvi dall’inizio alla
fine. Vi attende un finale a sorpresa.
Luca Milani
Classe III B
Classe III B