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In MEMORIA della STORIA

In occasione delle attività proposte per celebrare la giornata della Memoria, abbiamo avuto la possibilità di incontrare la nonna di un nostro compagno di scuola che ha perso suo padre nell'eccidio delle Fosse Ardeatine, avvenuto il 24 marzo del 1944. Quel giorno vennero fucilate 335 persone tra civili e militari dalle truppe di occupazione tedesche, che vendicarono l'attentato partigiano di via Rasella, dove morirono 33 soldati tedeschi. Fu lo stesso Hitler ad ordinare che per ogni tedesco morto fossero uccisi dieci italiani.
 
Queste sono alcune delle riflessioni che abbiamo scritto subito dopo l'incontro, dal quale siamo stati profondamente toccati e per il quale, ancora una volta, ringraziamo.
 
La signora ci ha parlato di com'era caratterialmente quello che lei stessa ha definito un "martire italiano", definizione che io mi sento pienamente di condividere.
L'unico pensiero che io posso esprimere è che questa donna non ha avuto solo un padre speciale, ma ha avuto un vero e proprio esempio di vita che le ha dato la forza di andare avanti. 

 
Mi ha molto colpito ascoltare nel documentario trasmesso durante l'incontro la testimonianza dei familiari delle vittime delle Fosse Ardeatine. Mi ha colpito il modo atroce in cui sono state uccise... Non voglio nemmeno pensare alla paura e al dolore che hanno provato, perché sarebbero immensi.
Mi ha molto commosso vedere la signora interrompere il suo discorso per asciugarsi le lacrime.
 
Mi sono molto emozionata quando ho sentito la signora parlare della vita di suo padre e di come anche lei, le sue sorelle e sua madre trascorrevano i giorni senza sapere niente di lui.
Non riesco a capire perché la vita debba essere così.
 
La parte che più mi ha commosso è stata quando la signora ha ricordato l'ultimo incontro con il padre. Lei aveva solo 5 anni...  Chiese al padre perché fosse stato rinchiuso in carcere e lui le rispose: "Io sono qui per te e per la libertà di tutti i  bambini, uomini e donne del mondo".

 
Nel sentire questo racconto mi sono molto commossa. Mi hanno toccata soprattutto la lucidità e la dignità con cui la signora ci ha detto, quando l'abbiamo applaudita: "Questo applauso non fatelo a me, ma a quei 335 uomini, perché io non sono nessuno". E' riuscita a trasmettere quello che di sicuro voleva trasmettere suo padre: la libertà e l'umiltà.
 
Mi ha colpito molto sentire l'amore con cui la signora ricordava il padre. Dentro di me sento che non è facile raccontare una storia così dolorosa che riguarda la propria famiglia e voglio ringraziare la signora del coraggio che ha dimostrato nel parlare con noi ragazzi.
 
Gli alunni della III A